Rubén Xaus aerodinamica MotoGP
Rubén Xaus analizza lo sviluppo dell'aerodinamica in MotoGP, arrivata a questa esasperazione tecnica per via di una potenza sempre maggiore.

Rubén Xaus, durante la nostra live di Paddock GP, è intervenuto anche sul tema aerodinamica in MotoGP, sempre più esasperata. Il pilota andorrano ci ha spiegato il perché si è arrivati a questo punto di sviluppo delle moto, l’unico modo possibile per dare massimo grip ai piloti vista l’enorme potenza da scaricare sull’asfalto.

Le parole di Rubén Xaus sull’aerodinamica

MotoGP sempre più complesse e che strizzano l’occhio alla F1, questa è la tendenza degli ultimi anni nel mondo dei prototipi a due ruote. Ducati e Gigi Dall’Igna sono stati i primi già nel 2016 con la Desmosedici GP16 a introdurre delle ali sulla carena per far fronte all’enorme potenza che i motori hanno raggiunto in questi anni di sviluppo continuo. A proposito di strizzare l’occhio alla F1, KTM ha stretto anche una collaborazione proprio con Red Bull, lavorando sull’aerodinamica nella sua sede di Milton Keynes, in Gran Bretagna, per sviluppare il pacchetto aerodinamico della RC16.

Rubén Xaus ci ha dato la sua disamina sul perché si sia arrivati a questa esasperazione tecnica delle MotoGP che hanno cambiato il modo di guidare dei piloti.

Rubén Xaus aerodinamica
photo credits: Enea Bastianini profilo X

Le moto hanno bisogno di questa aerodinamica ora e vi voglio spiegare il perché. Quando correvo io, c’era bisogno di una moto che avesse tanta percorrenza e che andasse molto forte in curva. Perché i freni non erano quelli di adesso, così come l’elettronica non era così sviluppata. Andare forte in curva e rialzarla prima degli altri ti faceva fare il tempo. Era un altro modo di guidare“.

Alla ricerca di maggiore aderenza

Il primo fattore che ha portato all’introduzione delle ali, prima nella parte anteriore, poi in quella posteriore, è stato proprio quello di dare maggiore aderenza ai piloti soprattutto nei rettilinei, in quanto il downforce creato dalle ali permette ai pneumatici di avere un’area di contatto maggiore sull’asfalto, fondamentale per frenare in meno tempo la moto.

Photo Credit: Simon Patterson X Page

Con il tempo questo è cambiato, perché le moto sono andate su di potenza e il primo problema è come fermarle quando arrivi a 350 km/h. Quando arrivi così forte in curva, c’è pochissimo battistrada che tocca l’asfalto, allora si ha poco grip. Lo sviluppo delle moto quindi è andato in quella direzione, ovvero dare maggiore superficie di contatto ai piloti in quella situazione di entrata in curva. Le gomme si sono adattate all’elettronica e non viceversa. L’aerodinamica aiuta schiacciare la moto in basso in rettilineo e permettere che ci sia più gomma a contatto con l’asfalto, così da aiutare la frenata. Una volta dentro la curva, le moto non vanno così più forte di anni fa, semplicemente le moto si sono sviluppate in modo che possano dare quanto più grip possibile ai piloti in ogni circostanza. Si guidano in modo opposto a una Superbike“.

Ascolta Paddock GP Motomondiale

Potete recuperare la puntata andata in onda giovedì 8 febbraio alle ore 21:30 sul canale YouTube di Rossomotori, in cui abbiamo analizzato la tre giorni di Test di Sepang con il nostro ospite Ruben Xaus.

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Simone Massari

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