Gara GP Brasile Verstappen
Le pagelle del GP di San Paolo. Dall'uno al dieci, come ai vecchi tempi del college. Chi vince il duello fra il gatto e il topo?

Prosegue il tour americano della Formula 1: dopo Austin e Città del Messico, il carrozzone vola in Brasile. Nell’emisfero sud è primavera! Gli uccellini cantano, gli alberelli ci irrorano di polline e la pioggia scroscia a secchiate. E noi? Diamo i numeri, come al solito. Dall’uno al dieci, come d’abitudine. Ecco le pagelle del GP di San Paolo.

1. La fortuna di Charles Leclerc

Photo Credit: Formula 1 X

Le tute dei piloti Ferrari, da quando hanno vistosi inserti neri, ricordano il maglione di Paperoga. La stagione di Carletto, invece, sembra una storia di Paperino. Stavolta la sua scivolosa rincorsa si ferma prima ancora della partenza. Un guasto misterioso, uno schianto contro il muro ed è già ora di pensare alla prossima gara. Sarà a Las Vegas, a proposito di fortuna. Coraggio: Paperino è un protagonista nato, a nessuno piace immedesimarsi in Gastone. E poi, ogni tanto si prende anche qualche soddisfazione. Il papero. E il ferrarista?

2. La power unit Ferrari

Leclerc ritirato prima del via, Zhou nella prima metà della gara e Bottas al giro 39 su 71, tutti per noie tecniche. Tra Ferrari e Alfa, in pratica, l’unica auto a superare metà gara indenne è quella di Carlos Sainz. Non parliamo poi delle Haas: Hülkenberg vittima di innumerevoli sorpassi, Magnussen si risparmia l’umiliazione solo perché uccellato e ritirato prima della prima curva. Per i propulsori made in Maranello il bilancio della domenica brasiliana è decisamente in rosso. E non c’è nemmeno il contentino di un sabato da leoni, con le Ferrari quinta e ottava in sprint race e gli altri quattro in coda, davanti solo al solito Sargeant.

3. L’assetto delle Mercedes

Siamo troppo duri con la Mercedes? Macché, facciamo l’avvocato del diavolo. Causa mancanza di sessioni di prova al sabato, il team tedesco ha dovuto stabilire l’assetto il venerdì, così come tutti gli altri. Per evitare l’eccessivo consumo del fondo piatto che aveva provocato la squalifica di Hamilton ad Austin, le macchine si sono dovute far correre più alte da terra, riducendo l’effetto suolo. Ma anche il limite di usura è uguale per tutti. Eppure, solo alle ex-frecce d’argento è riuscita l’acrobazia di trovare un assetto che li penalizzasse in dritto e non li tenesse in traiettoria in curva.

4. Esteban Ocon e Fernando Alonso

Photo Credit: Formula 1 X

Alonso era in traiettoria mentre tornava ai box a passo di lumaca? Nì, non proprio a bordo pista, ma nemmeno sulla linea ideale. Ocon era in controllo del mezzo mentre lo superava? Abbiamo forti dubbi. Per carità, spingere la macchina al limite è l’essenza della Formula 1 e delle corse in generale, ma guidare al limite non significa perderla in curva e sperare bene. Comunque sia, la storia d’amore fra gli ex-compagni in Alpine si arricchisce di un altro pregevole episodio romantico: meno male che non si è fatto male nessuno. Tutto è bene quel che finisce bene!

5. La sprint race del sabato

Con il GP di San Paolo va in archivio la sesta e ultima sprint race della stagione 2023. È ora di toglierci un sassolino dalla scarpa: non tutti siamo fan del concetto di sprint race, ecco. Capiamo perché la FIA voglia organizzarne sempre di più – più pubblico, più copertura tv, più sponsor, più introiti – ma, con il dovuto rispetto, ci sembrano più forti gli argomenti a sfavore: i mini-GP del sabato complicano la vita ai team, e stavolta si è visto bene con la Mercedes, ma anche al pubblico e a noi cosiddetti addetti ai lavori. Ma allora, perché non le diamo un voto più basso? Che domande: più Interlagos! Più Interlagos per tutti! Interlagos tutti i giorni!

6. Oscar Piastri

Qualcuno, nei meandri dell’Internet, scrive fanfiction sui due piloti McLaren: giovani, carini, caratteri diversi come il giorno e la notte, e condannati da un oscuro maleficio a fare bella figura rigorosamente a turno. In Brasile era di nuovo il turno di Norris: Oscar si è perso nei saliscendi, relegato ai margini della zona punti il sabato, addirittura ultimo la domenica, dopo essere rimasto coinvolto nella carambola altrui in partenza e aver sfiorato il ritiro. Ma quale migliore occasione, pensa uno con la testa di Piastri, per accumulare un po’ di chilometri senza la pressione della classifica, per studiare il passo gara, per ritagliarci i test dal vero che la FIA ci nega. Appello alla comunità scientifica: studiatelo, è per il bene dell’umanità.

7. Sergio Pérez

Photo Credit: Formula 1 X

Finalmente una gara come si deve! Oltre il tifo, la simpatia e tutti i fenomeni di contorno, quando a un pilota capita una stagione da Paperino, il momento di successo va celebrato. E pazienza se nel finale si è fatto irretire da Alonso, uno dei pochi oggettivamente più esperti di lui, oltre che un comprovato campione. Se si fosse mostrato tutto l’anno in questa forma, sentiremmo molte meno chiacchiere sul suo conto in ottica 2024. Auguri.

8. Lando Norris

Volente o nolente, Lando mette alla prova il concetto di impossibile. Domenica succede due volte: nei primi giri arriva a ridosso di Verstappen e minaccia di superarlo (lesa maestà!). Poi, nel secondo stint, ritarda più possibile il cambio gomme, tanto da farci sospettare di voler prolungare la vita delle intermedie fino al traguardo. Poi non succede né l’una né l’altra, ma abbiamo tutti immaginato che per un pilota come lui fossero possibili: potere della faccia da schiaffi. Nel complesso, un ottimo modo per non pensare alla partenza a volo di lumaca della sprint race di sabato, quando si era fatto risucchiare dagli inseguitori.

9. Max Verstappen

Noi avremmo anche voglia di raccontare le storie degli altri, ma Max continua a fagocitare record, e allora rieccoci, armati di gomma e matita. Aggiorniamo a diciassette il numero di vittorie in una stagione, che già deteneva. L’Olandese volante è matematicamente primo anche nel mondiale costruttori 2023: nessun team, sommando i punti dei suoi due piloti, può più raggiungerlo. Pallottoliere alla mano, Verstappen ha anche battuto il record percentuale di Gran Premi vinti su quelli disputati in una stagione. Lo deteneva dal 1952 Alberto Ascari: l’italiano aveva vinto sei corse su otto nella terza stagione del Mondiale di Formula 1, esattamente tre quarti, o il 75% del totale. Con 17 vittorie su 22 nel 2023, Verstappen sarebbe già al 77,27%, anche se perdesse i GP di Las Vegas e Abu Dhabi. “Se perdesse”.

10. Fernando Alonso

La Formula 1 non è più quella dei tempi di Villeneuve. Né è più quella dei tempi in cui Alonso esordiva in Minardi, la bellezza di 22 anni fa. Le emozioni umane, invece, sono sempre le stesse. E quando la piccola Aston Martin tiene testa alla grande Red Bull per un’eternità, tutti trattengono il fiato. Mica tanto piccola, per la cronaca; in Brasile è tornata top team, vedremo se il finale di stagione sarà all’altezza dell’esordio. Ma i 53 millesimi di distacco al traguardo raccontano una storia diversa. È la manipolazione collettiva, di pubblico e avversari, di cui Alonso è maestro. Un gioco del gatto col topo, con la variante che a condurlo è il topo, anche quando il gatto mette i baffi avanti per qualche attimo. Esce a pancia piena, come in una versione horror di Tom e Jerry. E ci beve su un sacrosanto champagne.

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Filippo M. Ragusa

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