f1 netflix
La "generazione Netflix" sembra padroneggiare anche la F1, ma è davvero questo il futuro a cui il Circus vuole andare incontro?

I tempi cambiano e lo sport sembra essere chiamato a fare lo stesso. Piacere e avere un immenso pubblico è lo scopo principale; un obiettivo che sembra però trascurare la vera essenza sportiva. Succede a tutti, F1 compresa, popolata da quella “generazione Netflix” che rischia di sgretolarsi da un momento all’altro; ma è questo il futuro che lo sport vuole per sé?

F1 da Netflix: il tifo social che trascura lo sport

Il mondo dello sport, come spesso si è detto, non è fatto dalle sole regole che permettono lo svolgersi dell’evento in questione. Ci sono luoghi, ci sono storie e, soprattutto, c’è il pubblico, il tifo, quella parte fondamentale che non dovrebbe mai mancare. Negli ultimi anni l’evoluzione del mondo ha ovviamente, e giustamente, portato le nuove generazioni ad affacciarsi su mondi nuovi, fino ad allora mai davvero vissuti. In F1, ad esempio, l’arrivo dei giovani piloti con il loro mostrarsi sui social ha portato una ventata di freschezza all’interno del paddock. Una novità che ha funzionato a livello di visibilità, raccogliendo quella fetta di pubblico fin lì distante ma che ha imparato a conoscere i beniamini della velocità dalle stories o dai post ancor prima di vederli in pista.

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Photo Credit: Red Bull Content Pool

La classe regina del motorsport ha poi ricevuto un’ulteriore spinta, forse non davvero necessaria, da parte di Netflix. La serie Drive to Survive ha infatti portato ad un successo che da tempo era cercato, dato anche grazie a quella nota di esagerato dramma di cui la serie, col tempo, si è tinta. Un aspetto che però ha poco a che fare con quella che è la realtà sportiva. Catturare l’attenzione delle nuove generazioni è corretto; l’errore risiede forse nel non farle appassionare a quello sport che dietro a quelle immagini spettacolari ha una storia innanzitutto. La “generazione Netflix” non è infatti un male, ma serve coltivarla affinché un domani essa possa continuare ad amare davvero quello che è il Circus, a ricordarsi le battaglie in pista e non le rivalità televisive.

Quanto si vive ora è invece una battaglia social, fatta di insulti senza rispetto verso piloti e team, verso altri tifosi, verso chi lavora e chi la storia di questo sport l’ha fatta e ancora la fa. Battaglie a suon di tweet, like e post che allontanano un potenziale pubblico da uno sport che dice di appassionare ma il cui amore da parte del pubblico sembra essere effimero. La ricerca di uno spettacolo non necessario, di un dramma forzato ed esagerato che, prima o poi, inevitabilmente stancherà, lasciando su quegli spalti e quei prati ad oggi gremiti solo chi questo sport è riuscito a farselo entrare nel DNA.

Luca Dal Monte: “Il movimento va fatto crescere, ma nel modo giusto”

Da anni ormai la F1 va alla ricerca di quel giusto e immancabile spettacolo. Pioniere di quella che ad oggi è una vera e propria macchina del business è stato Bernie Ecclestone. La differenza, rispetto alla direzione che la F1 sembra seguire attualmente, era che Ecclestone lo sport vero e proprio non ha mai permesso venisse trascurato. Oggi, a volte, sembra invece solo un leggero contorno di un piatto che tutti fanno a gara ad arricchire. Da tracciati sempre meno piste fino alle spettacolari presentazioni americane; momenti tutti molto belli e colorati che però con ciò che rappresenta la F1 forse si sposano poco. Un pensiero che Luca Dal Monte ha condiviso in esclusiva nel nostro Paddock GP.

Photo Credit: Gabry Ponte Facebook

“Attenzione, perché quando tra cinque anni Netflix smetterà di fare Drive to Survive e andranno, non so, a sponsorizzare le freccette o le corse dei cavalli, molta della gente che oggi segue la F1 se ne andrà. E chi rimane? I disamorati, resteranno quelli che ora quasi non vengono contati come il resto. Il movimento va fatto crescere, ma nel modo giusto. È esagerato. Mandiamoli a correre in piste belle e competitive e facciamo entrare il team di Andretti, del quale non capisco il problema”. – Luca Dal Monte

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Chiara Zambelli

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