Red Bull record McLaren
Con 12 vittorie consecutive, Red Bull ha battuto il record 1988 della McLaren di Senna e Prost. Quali altri record può battere?

Con la vittoria di Max Verstappen nel Gran Premio d’Ungheria, domenica scorsa a Budapest, la Red Bull ha vinto il suo dodicesimo GP consecutivo, battendo il record di 11 che apparteneva dal 1988 alla McLaren.

Red Bull da record: meglio della McLaren Mp4/4 del 1988

Quattro volte, da allora, una scuderia aveva portato a casa dieci GP di fila: la Ferrari nel 2002, in piena era Schumacher, e per tre volte la Mercedes, fra il 2015 e il 2016, poi ancora nella seconda parte della stagione 2016 e nel 2018. Ma fino al Gran Premio di Silverstone nessuno aveva mai eguagliato il record di Alain Prost e Ayrton Senna, per poi essere surclassato al termine del GP di Ungheria.

Perez Verstappen Red Bull Formula 1

1988, l’anno d’oro della McLaren-Honda

Che annata, quel 1988, per la scuderia inglese. Al volante delle MP4/4 spinte dai V6 Honda turbo, il francese e il brasiliano si erano aggiudicati le prime undici corse consecutive della stagione, dal Gran Premio del Brasile a quello del Belgio. E poi, per buona misura, anche le ultime quattro, dal Portogallo all’Australia. Una striscia di successi che si interruppe solo per il GP di Monza, il primo dopo la scomparsa di Enzo Ferrari, finito proprio con una doppietta delle rosse di Gerhard Berger e Michele Alboreto che sembrava decisa da entità superiori persino alla FIA.

Per capire le dimensioni del dominio McLaren, in quei primi undici GP c’erano state dieci pole position (sette monopolizzando la prima fila) e otto doppiette al traguardo. Un’altra doppietta si sarebbe potuta tranquillamente portare a casa se Senna non fosse andato a sbattere a Montecarlo per una misteriosa distrazione mentre era primo, tanto per cambiare, con Prost ben contento di approfittarne. E dopo quel Gran Premio d’Italia così carico di emozioni, il monologo riprese, con altre due doppiette nelle ultime due gare del campionato.

Red Bull Record
Photo Credit: McLaren Media Center

Alla fine, in classifica piloti vinse Senna grazie alla regola degli scarti: per evitare di penalizzare i piloti di auto meno affidabili (in passato, specie nell’era turbo, guasti e ritiri erano molto più comuni di oggi), per il mondiale piloti contavano solo gli undici migliori risultati su sedici Gran Premi. Prost, in totale, aveva raggranellato più punti del brasiliano, ma scartando i cinque peggiori piazzamenti poteva fregiarsi soltanto di sette primi posti e quattro secondi, contro gli otto a tre di Senna. La classifica costruttori recitava un impietoso: McLaren 199, Ferrari 65, tutti gli altri solo briciole.

Storie – e numeri – di altri tempi, ma non prive di interesse per i giorni nostri. E allora studiamo queste dodici vittorie con cui la Red Bull si è presa l’ennesimo primato, e confrontiamole con la striscia vincente della McLaren.

Red Bull 2023: un campionato senza rivali

Tanto per cominciare, per definire di che cosa ci stiamo occupando, dobbiamo escludere dall’analisi le sprint race. I mini-Gran Premi del sabato sono organizzati come eventi di contorno alla corsa principale della domenica, seguono un cerimoniale diverso e non sono conteggiati nelle statistiche ufficiali. Se li dovessimo considerare, dovremmo includere nella lista di vittorie Red Bull anche i primi posti del sabato in Azerbaigian e in Austria, per un totale di quattordici. In ogni caso, l’ultima vittoria di un pilota di un’altra scuderia risale a novembre 2022, quando George Russell ha vinto il Gran Premio di San Paolo.

Verstappen Red Bull Ungheria Formula 1
Photo Credit: Red Bull Content Pool

Da allora, monocolore Red Bull, con dieci vittorie per Max Verstappen e due per il suo scudiero Sergio Pérez. Questa è una prima sostanziale differenza con la gestione della McLaren 1988. Ron Dennis, allora team principal della squadra inglese, era un noto sostenitore della concorrenza interna e del principio “vedetevela tra di voi”. Strategia perfetta per l’epoca: con la corposa sponsorizzazione Marlboro, utile a pagare i migliori piloti e progettisti dell’epoca, McLaren vinse sette campionati piloti e sei costruttori in otto anni tra il 1984 e il 1991.

Oggi, invece, tra i piloti Red Bull c’è una precisa gerarchia, e il team la sostiene compatto, nonostante i mal di pancia ricorrenti di Pérez. Così Verstappen ha vinto i mondiali piloti 2021 e ’22 e sta dominando nel ’23: mentre scriviamo ha 281 punti in classifica, novanta di vantaggio sul suo compagno di squadra, secondo a 171, con Fernando Alonso, terzo al volante dell’Aston Martin, più che doppiato a 139. Il messicano, d’altronde, da qualche mese non rende come a inizio stagione, quando era arrivato due volte primo e due secondo in cinque GP (più la vittoria nella sprint race di Baku).

Da Monaco in poi è salito sul podio solo due volte, sempre sul terzo gradino. Questo preoccupa la dirigenza Red Bull, e dovrebbe essere proprio per questo – mettergli pressione con un pilota esperto e di provato talento, in grado, nella peggiore delle ipotesi, di sostituirlo – che ha prestato Daniel Ricciardo all’Alpha Tauri, lasciando a piedi Nyck de Vries. Ma neanche questa oggettiva flessione mette in discussione il suo secondo posto in classifica piloti: suddividendo i meriti fra piloti, power unit e il solito progetto visionario di Adrian Newey, la Red Bull RB19 va semplicemente molto più forte di tutte le altre macchine di questa stagione.

Horner Marko Newey Red Bull Formula 1
Photo Credit: Red Bull Content Pool

Questo apparente punto di contatto con la McLaren MP4/4 nasconde invece un’altra fondamentale differenza tra la Formula Uno di oggi e quella degli anni Ottanta: i regolamenti, sempre più dettagliati e stringenti, almeno per il poco che noi comuni mortali siamo in grado di sapere.

Negli aggiornamenti degli ultimi anni, la FIA ha deciso di combattere lo strapotere delle scuderie più ricche limitando lo sviluppo dei mezzi iscritti in Formula 1. Questo ha avuto però l’effetto collaterale di facilitare e allungare i cicli vincenti, perché ora gli ingegneri hanno meno spazi di manovra per correggere i progetti imperfetti e recuperare gli svantaggi, che ora si accumulano di anno in anno da una revisione all’altra. È anche per questo che Sebastian Vettel ha potuto vincere quattro titoli di fila con la Red Bull, e poi, con le prime power unit turbo ibride, Lewis Hamilton e Nico Rosberg sette con la Mercedes. Il regolamento 2021 ha introdotto una nuova era Red Bull, e ci possiamo aspettare che la scuderia austriaca rimanga negli strati più alti delle classifiche fino alla prossima revisione, in programma per il 2026.

Non finisce qui: altri record possibili e impossibili

Aver battuto questo record potrebbe indurre la Red Bull a sedersi sugli allori? Forse lo spettacolo ne guadagnerebbe, ma conosciamo gli interpreti e abbiamo forti dubbi. In ogni caso, al team austriaco restano diversi primati da battere. A cominciare dal record di punti in una stagione: 765, detenuto dalla Mercedes 2016, l’anno in cui Nico Rosberg riuscì a battere Lewis Hamilton per poi ritirarsi dalle competizioni, sazio di gloria. La Red Bull ci si è avvicinata l’anno scorso, con 759 punti (in 22 Gran Premi, contro i 21 del 2016); quest’anno ha un’altra occasione per tentare il sorpasso. Quella Mercedes aveva stabilito anche il maggior numero assoluto di Gran Premi vinti in una stagione, 19: non sarà facile, ma se resteranno valide le premesse della prima metà di stagione, Verstappen e Pérez possono batterlo, anche considerato che hanno a disposizione una gara in più.

Prost Senna McLaren Honda Formula 1
Photo Credit: McLaren Facebook

La McLaren 1988 detiene ancora il maggior numero di vittorie rispetto ai Gran Premi disputati in una singola stagione: 15 su 16, come già ricordato. Pallottoliere alla mano, per batterlo la Red Bull dovrebbe aggiudicarsi 21 GP su 22. Ancora più difficile, eppure ancora non impossibile, salvo grossi colpi di scena.

Un altro primato di quella McLaren sembra decisamente fuori dalla portata di tutti: il più alto margine di vantaggio sulla seconda classificata nel mondiale costruttori, i già ricordati 199 punti a 65 sulla Ferrari, più del triplo delle Rosse. Quest’anno, a metà esatta della stagione, la Red Bull ha più del doppio dei punti della seconda classificata (452 a 223 sulla Mercedes), e la competizione serrata alle sue spalle fra Aston Martin, Mercedes, Ferrari e adesso anche McLaren potrebbe giocare a suo favore. Ma con il sistema attuale di assegnazione dei punti, più generoso con i piazzati, anche inanellando solo doppiette da qui a fine stagione, quel vantaggio rasenta l’impossibile. Appunto: rasenta. Sappiamo tutti per cosa esistono i record.

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Filippo M. Ragusa

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