Il GP del Giappone si è chiuso non solo con la proclamazione di Max Verstappen come campione del mondo 2022, ma soprattutto con alcune polemiche. Quella che ha attirato più attenzioni su di sé è ovviamente l’ingresso in pista delle due gru in regime di bandiera rossa. Una scena che ha inevitabilmente riportato le menti al 2014. Parlando di gru in pista, Mario Donnini, ospite nella nostra puntata di Paddock GP, ha offerto un ottimo spunto di riflessione in merito alla sicurezza in pista.
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Evitare la pioggia per cancellare il passato
La F1, da molto tempo, sembra non voler più correre sul bagnato. Un atteggiamento particolare soprattutto guardando a quelle gloriose gare sotto la pioggia che questo sport ha regalato. Quanto successo nel 2014 a Suzuka ha però segnato l’intero Circus, quasi dimentico della morte dopo le tragedie ad Imola nel 1994.
“Le difficoltà di correre con la pioggia sono dovute ad una esitazione che in gran parte è dovuta alla tragedia che nel 2014, su pista bagnata a Suzuka, ha colpito la F1 con l’incidente poi mortale di Jules Bianchi. È stato come un grande trauma collettivo che è arrivato dopo quelli che sembravano 20 anni fatati. La riscoperta della morte, oltre al trauma, ha portato ad un atteggiamento diverso nelle corse più rischiose, come quelle bagnate”. – Mario Donnini
“Per una malintesa, quasi psicanalitica forma di protezione si è cercato di rimuovere il concetto della gara estrema bagnata per scacciare i fantasmi. Ma non è questa la via, anche perché c’è una malintesa narrazione dell’incidente di Jules Bianchi. L’incidente è avvenuto perché con una doppia gialla agitata lui è uscito a 160 all’ora. Ovviamente non ce l’ho con Jules. Io vorrei rispettare colui che ha pagato il prezzo definitivo. Non dobbiamo però dimenticare come sono successe certe cose”. – Mario Donnini
Mario Donnini: “Togliere le gru dalla pista non serve se manca la cultura della sicurezza”
I primi giri dopo lo spegnimento dei semafori a Suzuka hanno lasciato col fiato sospeso. La pioggia e la scarsa visibilità hanno poi portato ad alcuni incidenti, costringendo la direzione ad esporre bandiera rossa. Ed è proprio sotto questo regime che le gru sono entrate in pista, come consentito dal regolamento. E sempre con bandiera rossa Pierre Gasly ha infranto il limite di velocità proprio passando a fianco ai due mezzi. Affrontando il delicato argomento, Mario Donnini ha posto l’accento su un aspetto diverso dai soli trattori in pista.
“Purtroppo l’abbiamo visto con Gasly in Giappone. I piloti invece di limitarsi a afre quello che dice il chiarissimo linguaggio delle bandiere, tengono giù il pedale sempre, poi vedono. Gasly ha preso una penalità perché evidentemente aveva il tempo per rallentare. I piloti fanno una gran fatica ad alzare il piede. Si vede anche con le Virtual Safety Car; alla fine i distacchi non sono mai gli stessi che c’erano all’inizio”. – Mario Donnini
Un mezzo dell’organizzazione può entrare in pista a gara neutralizzata; che sia una gru o un’ambulanza. Paradossalmente non si rischia quando si va a 350 all’ora, ma quando bisogna rallentare e non si dà ascolto. I piloti devono imparare a guardare le bandiere come noi guardiamo i Carabinieri. Più che togliere i trattori penso basterebbe cambiare la cultura della sicurezza che hanno i piloti; serve educarli alla sicurezza in pista”. – Mario Donnini
LEGGI: “Le parole di Gasly al termine del GP del Giappone”
Ascolta Paddock GP!
Nell’ultima puntata di Paddock GP, Chiara Zambelli e Raffaello Caruso hanno commentato quanto successo GP del Giappone, diciottesimo appuntamento del mondiale che ha visto vincere Max Verstappen, laureatosi campione del mondo per la seconda volta.
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