incidente moto3
L'incidente di ieri in Moto3 deve far riflettere sulla natura di questa categoria sempre più pericolosa e piena di piloti senza rispetto.

L’incidente occorso ieri nella gara di Moto3 deve essere la goccia che fa traboccare il vaso. I volti sconvolti di Migno, Alcoba e Acosta ne sono la prova, i quali negli occhi avevano l’immagine della morte affrontata faccia a faccia nel lungo rettilineo di Austin. In un anno del genere, ad una sola settimana dall’incidente mortale di Dean Berta Vinales e per di più in un circuito martoriato dalle buche e per nulla sicuro non è possibile assistere a tutto ciò. Deniz Öncü, uno dei pupilli allenati dal grande Kenan Sofouglu, ha commesso un errore non perdonabile. Ma per questo non deve essere messo alla gogna, facendolo passare come l’unico responsabile. Tanti altri in passato hanno avuto comportamenti simili, che però hanno solo avuto la fortuna di non creare situazioni fatali. Sicuri della buona fede del giovane turco, la squalifica di due GP è però la giusta punizione che lo farà riflettere in futuro.

Incidente Moto3, una tragedia sfiorata basata su insegnamenti sbagliati

È una delle prime regole che un pilota dovrebbe tenere a mente senza pensarci. Cambiare traiettoria in rettilineo è una cosa vietata. A maggior ragione in una categoria come la Moto3, dove la scia fa al differenza. Se dopo l’incidente provocato da Deniz Öncü e che ha fatto cadere Alcoba, Migno e Acosta possiamo ancora essere qua a raccontare dei risultati in pista e non di una tragedia, è solo merito del santo protettore dei motociclisti. Se questi ragazzini, perché questo sono, non vengono educati e dovutamente “bastonati” nei campionati minori, queste scene diventeranno la normalità. Guadagnare una posizione a qualsiasi costo nel motociclismo non è cosa lecita. Nonostante si tratti di uno sport individuale, in pista ci sono altri 30 piloti (troppi) che sfrecciano a velocità altissime.

Ai tempi delle 125cc e delle 250cc, quando la differenza la facevano i piloti e i meccanici, non si è mai assistito a scene simili. Questa categoria, per quanto avvincente sia, non rispecchia più i reali valori dei piloti e va quindi cambiata. È solo una battaglia senza regole. Dov’è il rispetto, il quale sembra essersi perso negli ultimi anni? Di pari passo con questo mondo sempre più frenetico, questi ragazzi hanno solo tanta fretta di avanzare a qualsiasi costo e condizionati molte volte dagli insegnamenti sbagliati dei loro genitori/mentori. Si possono accettare i contatti, i sorpassi duri e maschi, ma sempre rispettando gli altri piloti che hanno il tuo medesimo obiettivo. Questo non è il motociclismo che noi amiamo, è solo una grande lotta per la supremazia da vincere ad ogni costo. La gloria di un podio o di una vittoria non può valere più della vita. Perché, alla fine, stiamo parlando di semplice sport.

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Riccardo Zoppi

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