Adrian Newey ha espresso la propria situazione riguardo il futuro ed il rapporto con Red Bull. Il designer britannico è uno dei membri fondamentali della storia della squadra dei bibitari in Formula 1. Dopo oltre quindici anni, la carriera dell’ex Williams è ancora legata al team di Christian Horner, ma le voci su un possibile cambiamento sono circolate.
Adrian Newey spiega perché resterà in Red Bull: “Coinvolto nel progetto fin dalla partenza”
Adrian Newey è un componente importante sin dall’inizio di Red Bull in Formula 1. Si unì al progetto diretto da Christian Horner nel 2006, solo un anno dopo l’approdo nella competizione. L’ingegnere britannico aveva ottenuto già grande fama vincendo con Williams e McLaren sei Titoli Piloti e sei Titoli Costruttori, ma l’ingresso in un giovanissimo team gli permise di costruire tutto praticamente da zero. Dopo 17 anni, il futuro di Newey è stato messo in dubbio; tuttavia, come raccontato a Motorsport.com, il percorso con la squadra di Milton Keynes è destinato a continuare.
“Quando mi sono unito alla Williams e alla McLaren, erano due grandi squadre che avevano vinto gare e campionati molto prima del mio arrivo, quindi c’era ben poco richiesto dal lato delle infrastrutture, cercavano solo di portare un po’ sul lato del design. Mi sono unito alla Red Bull perché volevo quel tipo di coinvolgimento nello sviluppo della squadra fin dalla partenza, anche se fu un po’ un rischio nella carriera all’epoca. Oggi sono assolutamente certo di voler restare qui“.
Un progetto vive alti e bassi. Nel suo discorso sul futuro, Adrian Newey ha anche fatto un ammissione sul suo passato. Nel 2014, Red Bull aveva iniziato una stagione di grosse difficoltà a causa del motore poco competitivo fornito da Renault. L’ingegnere inglese ha ammesso di essersi avvicinato alla realtà Mercedes, che si presentò quell’anno come la squadra più dominante. Tuttavia, il cammino con Red Bull è continuato, ed è destinato a farlo ancora per molto.
“L’unica volta che mi sono avvicinato a cambiare è stato nel 2014 e questo per ragioni completamente diverse. Molto semplicemente, a quel tempo, avevamo una power unit che non funzionava, il che può accadere. Non sembrava esserci un enorme desiderio da parte del produttore al livello più alto di investire per migliorare la nostra posizione. Quindi, sei in una posizione deprimente dove, come tutti sappiamo, per vincere i campionati devi avere i tre fattori chiave di pilota, telaio e motore – e se uno di questi è debole non vincerai”.
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