Marco Simoncelli morte anniversario
Paolo Simoncelli parla della morte di Marco durante l'anniversario di quello spiacevole evento narrando un fatto accaduto a Sepang.

Sono trascorsi 12 anni dalla tragica perdita di Marco Simoncelli a Sepang, durante il GP di Malesia. In questo anniversario, il padre, Paolo, condivide un ricordo che provoca brividi: “L’unico rimpianto della mia vita è quell’asciugamano rovesciato sulla testa di Marco”. La storia di ciò che è accaduto il 23 ottobre 2011 è davvero commovente come ha raccontato a Sky Sport MotoGP.

Papà Simoncelli e il dettaglio su Sic il giorno dell’anniversario della sua morte

Oggi, 23 ottobre, è un giorno che ha un significato speciale per gli appassionati di motociclismo. Sono trascorsi 12 anni dalla tragica scomparsa di Marco Simoncelli a Sepang, durante il secondo giro del GP di Malesia del 2011.

Per tutto questo tempo, il padre di Marco, Paolo Simoncelli, ha mantenuto vivo il ricordo di suo figlio attraverso la Fondazione a lui intitolata e con il team di Moto3 che dirige, la SIC58 Squadra Corse, portando avanti il numero 58, il numero di Marco e dando vita ad un mito. Un numero che rivela un’emozione speciale nelle parole di Paolo, come potete vedere nella foto qui sopra. L’immagine mostra un asciugamano posato sulla testa di Marco sulla griglia di partenza del GP di Malesia, ma con il numero 58 rovesciato.

Marco Simoncelli Morte
Photo Credit: Motogp.com

In quel giorno a Sepang, il caldo era opprimente, e quell’asciugamano bagnato era un modo per cercare un po’ di refrigerio, dato che la gara stava per iniziare. Paolo Simoncelli vide questa immagine e sentì che qualcosa non andava. La storia completa di questo presagio incredibile è raccontata in dettaglio su Sky Sport MotoGP: 

“È l’unico rimpianto della mia vita, non avergli fatto girare quell’asciugamano. Ogni volta che guardo quell’immagine, mi fa male. Quello stesso giorno, sono arrivato nel box con quell’asciugamano e l’ho posato dove facevo di solito, ma mi è caduto tutto per terra. Allora ho preso il motorino per andare lungo la pista per vedere la gara: appena ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro. Una sensazione proprio di morte, al punto che mi sono detto ‘Devo andare a fermare Marco’. Mancava un minuto all’inizio della gara, ormai non c’era più tempo, il mio motorino non andava bene… Quei cinque minuti lì sono stati terribili”.

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Raffaello Caruso

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