Pagelle GP Singapore
Le pagelle del GP di Singapore 2023. Dall'uno al dieci, come ai vecchi tempi del college: i promossi e i bocciati nella città-stato.

Finalmente è successo! la vittoria di Carlos Sainz nel GP di Singapore ha interrotto la striscia Red Bull che durava ininterrotta dall’anno scorso. Non sarà l’alba di una nuova era della Formula 1, ma vale la pena di festeggiarla lo stesso. Intanto, ecco le pagelle del Gran Premio della città-stato, in ordine dall’uno al dieci, come ai vecchi tempi del college.

1. Sergio Pérez

Tutta la Red Bull passa un weekend difficile, ma il messicano esagera. Passa il sabato da comparsa, fermandosi in seconda manche con il tredicesimo tempo. La domenica elimina Tsunoda poco dopo la partenza e quasi elimina anche Albon poco prima dell’arrivo. Alla fine è ottavo, con quattro risicati punticini e una penalità che non lo penalizza. Subito dietro ha l’AlphaTauri di Lawson: a volte la realtà sa essere beffarda nella sua chiarezza.

2. Aston Martin

Parallela alla Red Bull, anche la verde inglese annaspa per tutto il weekend. Le ultime direttive FIA hanno compromesso il bilanciamento aerodinamico, esattamente come per la scuderia prima in classifica. Ci torna in mente una polemica di qualche anno fa, prima dell’ultimo cambio di denominazione. Tornando a occuparci di quel che accade in pista, Stroll si schianta sabato, e per fortuna non si fa del male (quest’anno ha già dato), ma domenica – nonostante il nulla osta dei medici – preferisce non partire. Alonso, invece, si fa prendere la mano da dichiarazioni battagliere, parte settimo e arriva ultimo. Ne sarà valsa la pena?

incidente stroll singapore
Photo Credit: Aston Martin X Account

3. Sauber – Alfa Romeo

Squadra che vince non si cambia. Ma neanche squadra che perde, escluso il nome. Il team svizzero, che a fine stagione abbandonerà la sponsorizzazione Alfa, ha rinnovato il contratto a entrambi i suoi piloti titolari, Valtteri Bottas e Zhou Guanyu. Il cinese festeggia sostituendo motore a combustione, generatore termico, turbocompressore, centralina elettronica e impianto di scarico, e dovendo così partire dalla pit lane. Per non essere da meno, l’auto di Bottas si surriscalda, costringendolo al ritiro.

4. Max Verstappen

Quasi tricampione del mondo, in una stagione che lo ha visto dominare stracciando record su record. Inoltre, nel buio weekend della Red Bull, è l’unico a dare l’impressione di sapere quali pulsanti premere per limitare i danni. Voto insufficiente per tre motivi, tutti più o meno legati alle qualifiche di sabato: primo, il piagnisteo rivolto al team, come ogni volta che qualcosa non va secondo le sue previsioni; seconda, la condotta ostruzionistica che ha tenuto finché ha potuto; terzo, il fatto di non essere riuscito a guadagnarci niente.

5. George Russell

Il weekend di Long George si decide in una frazione di secondo, quella in cui perde il controllo della sua Mercedes in staccata e la stampa contro il guardrail. Ironia della sorte, succede al penultimo giro, dopo un weekend di fatica e speranza, nel tentativo di scalare il trenino di testa superando Lando Norris per andare a prendere Sainz. Se ci fosse riuscito avrebbe messo in discussione tutte le gerarchie della gara. Se non ci avesse provato sarebbe arrivato serenamente terzo. Certo, se non ci avesse provato probabilmente non sarebbe un pilota di Formula 1.

Russell GP Singapore
Photo Credit: F1TV

6. Haas

Era da maggio, a Miami, che la Haas non portava un pilota a punti. Anche allora era stato Kevin Magnussen a piazzarsi decimo. Una fioca luce in fondo al tunnel, specie dopo gli sganassoni subiti nelle settimane scorse. Buona notizia anche aver piazzato entrambi i piloti in Q3 sabato, come non accadeva dal GP d’Austria.

7. Singapore

Il Gran Premio di Singapore si corre dal 2008. È un classico moderno, giunto alla quattordicesima edizione (saltando 2020 e 2021 per le misure anti-Covid), con un carico di storia e storie ormai sufficiente a stare in piedi da solo: cioè senza dover essere la Montecarlo d’Oriente, la Macao della classe regina o qualunque altra definizione strampalata. L’ultima città-stato, luogo postmoderno e fuori dagli schemi per eccellenza, merita una considerazione tutta sua anche come sede della Formula 1. Con le sue livree speciali, il suo asfalto vissuto, il suo caldo infernale e i suoi irreali spettacoli pirotecnici. E poi, quest’anno, senza quelle quattro curve tutte uguali che spezzavano un rettilineo che abbiamo scoperto ottimo: speriamo bene.

Liam Lawson AlphaTauri
Photo Credit: AlphaTauri X Account

8. Liam Lawson

Primi punti in Formula 1 per il ventunenne neozelandese, terza scelta dell’AlphaTauri dopo il siluramento di De Vries e l’infortunio di Ricciardo. La sua carriera nella formula regina avanza in progressione aritmetica: tredicesimo al debutto a Zandvoort, undicesimo a Monza, nono a Singapore, a Suzuka vedremo. Ancor più di domenica, ci sorprende sabato piazzandosi in Q3, cosa peraltro non riuscita né a Pérez né a Verstappen. Non male per la riserva della riserva del junior team.

9. L’anti-Charles Leclerc

A Singapore, a guidare la Ferrari numero 16, c’era l’antitesi di Charles Leclerc. Il pilota monegasco è un mostro in qualifica? Sabato ha mancato la pole position per un errore di traiettoria nel giro decisivo. È insofferente agli ordini di scuderia? Domenica ha fatto lo scudiero con diligenza, sacrificio e abnegazione monacale. È solito lamentarsi della gestione dei pit stop? Stavolta è rimasto interminabili secondi ad aspettare il traffico dopo il cambio gomme, perdendo tre posizioni, e non ha fiatato. Eppure era sempre lui: lo abbiamo riconosciuto quando si è tolto il casco. Come insegna la dialettica moderna, Leclerc contiene in sé l’anti-Leclerc. Ora aspettiamo speranzosi la sintesi.

GP Singapore Vasseur
Photo Credit: F1 official X account

10. Carlos Sainz

È più in forma di Leclerc e lo dimostra ogni giorno. Sabato si conquista la seconda pole position consecutiva e il diritto a impiegare il compagno di squadra come scudiero. Domenica, con una strategia finalmente ben congegnata, riesce a tenere il muso davanti a tutti fino all’ultimo pit stop. Poi il capolavoro tattico: si improvvisa capotrenino, tenendo la McLaren di Norris in zona DRS e permettendo al suo ex compagno di squadra di resistere agli attacchi combinati delle due Mercedes. Subdolo, rischioso, ma efficace. Se alla fine della giornata l’obiettivo è avere Fred Vasseur che ti versa una magnum di champagne nel colletto, bisogna fare così.

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Filippo M. Ragusa

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