matteo nannini
Matteo Nannini, il talento italiano che sogna l'IndyCar, si è raccontato in esclusiva a Rossomotori.it, tra sogni, obiettivi ed esperienze.

L’italianità è una cosa di cui andare fieri. Ovunque. Matteo Nannini, classe 2003, sta vivendo oggi l’esperienza dell’IndyNXT, il campionato propedeutico alla madre IndyCar. Una competizione nuova e soprattutto speciale, essendo uno dei pochi europei – ed unico italiano – ad aver deciso di lavorare per questo sogno. Una vittoria dopo appena tre gare nella mitica Indianapolis: questo è l’inizio del percorso del portacolori italiano Matteo, che Rossomotori.it ha avuto la fortunata opportunità di poter conoscere nel dettaglio, sviscerando i momenti passati, il suo lavoro, le sue emozioni e tanto.

Matteo Nannini, il racconto del suo percorso, le sue ambizioni, i suoi obiettivi

Matteo, cosa ti ha spinto a provare questa particolare esperienza oltreoceano? Come ti stai trovando in una competizione leggermente diversa?

“Quest’anno ho iniziato questa nuova esperienza con il team Juncos Hollinger Racing. I test con loro sono andati abbastanza bene, dopo c’è voluto un po’ di tempo per far sì che tutto diventasse realtà, e per il momento sono super soddisfatto dell’esperienza. Come chi dice che l’America sia la terra delle opportunità, per ora a me questo sogno si sta realizzando. Diciamo che qui c’è una visione diversa del motorsport, che mi piace. Viverla da europeo è un’esperienza nuova, che sicuramente sarà indimenticabile”.

Quali sono quindi le differenze tra il motorsport europeo e quello americano?

“La differenza più grande riguarda la considerazione del pilota in Europa ed in America: qui essere pilota è proprio considerato un lavoro, mentre nel Vecchio Continente non tutti capiscono cosa voglia dire guidare un’auto da corsa. Indianapolis è la capitale mondiale delle corse, e quindi qui tutti sanno qualsiasi cosa degli altri, ed infatti oggi mi capita spesso che mi fermino per chiedermi una foto, mentre in Italia non era mai successo. È proprio bello, anche perché tutto ciò sta accadendo nonostante ancora non sia al livello dove voglio arrivare. È una mentalità diversa, molto più aperta alle proposte”.

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Photo Credit: Matteo Nannini Media

Parliamo del tuo trionfo ottenuto ad Indianapolis: quali sono stati i fattori determinanti per riuscire ad ottenere sia la pole position, sia il primato in gara?

“Nell’appuntamento ad Indianapolis, rispetto alle altre gare, la differenza più grande è che siamo riusciti a star davanti subito dalle prove libere; eravamo partiti con una base di setup migliore. Le gare precedenti sono state frustranti, il risultato non veniva ed oltre agli incidenti capitati, ci mancava la velocità. Fare la pole position è stata una bella sorpresa, mentre ciò di cui eravamo sicuri era il buon passo gara che avevo. Indianapolis è molto più simile alle piste europee: molto piatta, non ci sono molti bumpings. Personalmente, riesco a gestire molto bene la pressione, quindi anche quando ho avuto Louis Foster alle costole sono riuscito a non commettere errori”.

Per le prossime gare ti senti in vantaggio vista la vittoria a Indy?

“Per la prossima gara a Detroit mi sento abbastanza ottimista. È un circuito cittadino, dove tendenzialmente il mio passo gara non è male. Questo tracciato, poi, è nuovo a tutti, quindi il divario tra me e gli altri è ancora sconosciuto. Con Detroit, non so perché, sento di avere un buon feeling. Non posso negare che nel team, prima di Indianapolis, l’aria non era così serena per via dei risultati che mancavano. Il mio compagno di squadra aveva deciso di lasciare, perché non contento delle prestazioni della vettura. Quindi, la vittoria è stata la svolta per noi, poiché la squadra voleva provare che non ci fossero carenze a livello di macchina. Non solo siamo stati contenti per la vittoria in sé, ma per tutto quello che c’è stato attorno. Il lavoro quotidiano ha ben pagato”.

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Photo Credit: Matteo Nannini Media

Quali sono, quindi, gli obiettivi per questa stagione in IndyNXT e per quelle che verranno?

Il mio obiettivo è vincere il campionato, o quantomeno fare bene. Il pilota con la quale dovrò giocarmi le mie posizioni in classifica è proprio Foster, che anche nelle prime due gare è riuscito a stare lì davanti. Abbiamo un passato europeo entrambi, e ci sono piste che potrebbero favorire le nostre battaglie. L’obiettivo per il prossimo anno è farmi notare dalla mia squadra, che si trova anche in IndyCar, per riuscire ad avere un posto nel massimo campionato. Nel bene o nel male, la prossima stagione penso di dover fare il salto di categoria e di qualità. Questo è un anno importante anche per altri motivi, ad esempio conoscere le piste”.

La tua carriera giovanile ha seguito degli step piuttosto regolari: qual è stato per te il momento di maggiore crescita?

“Secondo me, l’anno sabatico fatto nel 2022 è stato molto importante. Il motorsport è un ambiente dove tante cose devono essere presenti per riuscire a poter partecipare. È uno sport molto costoso, e se non hai gli attori giusti dietro, diventa davvero difficile. L’anno di stop mi ha spronato tanto per questa stagione che ho la possibilità. Automaticamente ho più voglia e grinta di fare bene e vincere”.

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Photo Credit: Matteo Nannini Media

Facciamo un passo indietro: nella stagione 2021 hai provato la particolare, ed unica, esperienza di correre in due campionati molto importanti in parallelo: quanto era difficile preparare i weekend nelle occasioni della Formula 2 e Formula 3?

“Nella mia esperienza in Formula 2 le pretese non erano troppe. È stato un modo per far fare esperienza a me e al mio team dell’epoca. L’obiettivo principale era la Formula 3, ed inizialmente avevamo cominciato anche bene. Avere due competizioni simili contemporaneamente è stato un grande vantaggio per me per essere in allenamento costante, sia da un punto di vista fisico, tecnico e mentale. Ho recuperato un po’ d’esperienza che mi mancava rispetto al resto del gruppo”.

Ritornando a parlare di USA, la tua migrazione ci ha fatto capire che non esiste solo la Formula 1 con le sue categorie minori. Senti di star trovando un riscatto in questa avventura americana?

“Negli USA oggi mi sento più a casa di quanto mi riesca a sentire nella mia vera casa. Ormai sono un po’ di mesi che sono qui, e mi trovo bene qua. La sensazione di riscatto c’è ed anche tanta, perché fare bene qui lo vedo come anche un riscatto personale, dimostrando a me stesso soprattutto che stia facendo bene”.

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Photo Credit: Matteo Nannini Media

Nell’arco della tua crescita hai vissuto particolari esperienze durante le quali sicuramente hai conosciuto diverse personalità: cita 3 persone che ritieni siano state importanti nel tuo percorso.

“Nel mio percorso, mio padre e la mia famiglia hanno un’importanza fondamentale. Mio papà è sempre con me, riesce sempre a spronarmi quando sbaglio. Un’altra figura importante per me è il mio manager: in un mondo di “squali” come il motorsport, tutti voglio prenderti più budget possibile senza darti nulla, e lui è necessario per evitare tutto questo. Ci sono tante altre persone, come Raffaello Caruso, i miei sponsor, che mi stanno e mi hanno sostenuto in un percorso che non si sa mai con sicurezza quali e quanti frutti possa darti”.

Per terminare la nostra chiacchierata, qual è il tuo sogno più grande?

“Sicuramente l’obiettivo di vita, come per tutti i piloti, sarebbe arrivare in Formula 1, che è l’apice del motorsport. Secondo me sono nell’età giusta per provarci ancora, mentre l’obiettivo a breve termine è puntare all’IndyCar. Le cose nel mondo delle corse stanno cambiando, con team che stanno provando ad entrare in F1, quindi il sogno più grande resta quello. E magari anche con una buona squadra, un giorno. Vincere è il sogno principale di tutti, ad ogni costo ed in ogni categoria”.

LEGGI: Matteo Nannini prima vittoria all’Indy GP

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Alessio Auriemma

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