La crisi Russia-Ucraina è piombata ieri anche sul mondo della F1, impegnato da martedì nei pre-testing di Barcellona. Ad essere in bilico è ovviamente il GP di Russia, in programma a Sochi il prossimo 25 settembre. La gara potrebbe non disputarsi anche per ragioni strettamente economiche: la banca VTB, principale sponsor del GP, verrà infatti duramente colpita dal secondo pacchetto di sanzioni varate ieri dal Dipartimento del Tesoro americano.
F1, Crisi Russi-Ucraina: la Banca VTB potrebbe non riuscire a coprire i costi del GP di Sochi
C’è la Haas che, imbarazzata, cancella dalla livrea lo sponsor Uralkali. C’è il pilota russo Nikita Mazepin che si ostina a voler tenere separati politica e sport e crede ancora che il GP a Sochi si farà. Ci sono gli altri piloti, con Sebastian Vettel in testa, che non correranno in Russia. Poi c’è Mattia Binotto che, saggiamente, di fronte ad una guerra ritiene inopportuno parlare di quello che accadrà da qui a sei mesi. Il GP in Russia è però a rischio per ovvi motivi, non ultimi quelli economici. Il dipartimento del Tesoro USA ha infatti varato ieri la seconda tranche di sanzioni contro Mosca, con l’obiettivo di colpire gli interessi finanziari russi nel resto del mondo.
Tra le realtà che maggiormente subiranno le conseguenze delle sanzioni c’è la banca VTB, secondo istituto finanziario della Russia per grandezza e title sponsor del GP di Sochi. Come ha ricordato in una serie di tweet il giornalista Peter Leung, il costo del GP in Russia – circa 50 milioni di dollari – dal 2017 viene sostenuto da un gruppo di investitori privati, tra cui la compagnia petrolifera Lukoil e, appunto, la VTB. Le sanzioni bloccano di fatto i movimenti di capitali da e verso l’estero delle banche russe e, a meno che la tassa per il GP non sia già stata versata, sarà molto difficile per la VTB adempiere all’impegno preso con la FIA.
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Rosanna Greco