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L'Italia in MotoGP con Francesco Bagnaia ha conquistato un altro titolo mondiale, ma nelle categorie minori si parla quasi solo spagnolo

L’Italia ha dominato in lungo e in largo in questo 2023: in SBK come costruttore, in SSP con Nicolò Bulega in sella alla Panigale V2 e in MotoGP dominando in campionato con addirittura tutto il podio mondiale composto da due piloti italiani e tre Ducati. Ma come spesso capita, è davvero tutto oro ciò che luccica?

Nessuna vittoria in Moto3

Francesco Bagnaia è riuscito a bissare il titolo in questo 2023, cosa successa a pochi piloti della classe regina. Un pilota cresciuto in Ducati nella sua esperienza in MotoGP e che è riuscito a raggiungere una confidenza tale da essere il pretendente naturale al titolo anche per la prossima stagione. Altri piloti come Marco Bezzecchi, Fabio Di Giannantonio, Luca Marini, Enea Bastianini, Franco Morbidelli e Luca Marini sono cresciuti e dalle categorie minori si sono fatti strada fino ad arrivare dove tutti sognano di arrivare, la MotoGP. Ma il futuro è davvero in mano nostra? Forse nell’immediato sì, ma gli anni passano e sembra scarseggiare nuova linfa.

Il primo dato allarmante arriva dalla Moto3. Dal 2012 da quando è stata introdotta la categoria, tranne nell’anno dell’esordio, almeno un pilota italiano aveva raggiunto la vittoria nella classe di entrata del Motomondiale. Quest’anno il solo Andrea Migno (tra l’altro da pilota non titolare in sostituzione di Lorenzo Fellon nel team CIP) è riuscito a salire sul podio sulla pista di Termas de Rio Hondo in Argentina. Sono stati cinque i piloti tricolore iscritti in Moto3 in questo 2023, dal veterano Romano Fenati al rookie Filippo Farioli per passare da Matteo Bertelle, Riccardo Rossi e Stefano Nepa.

L'Italia in MotoGP con Francesco Bagnaia ha conquistato un altro titolo mondiale, ma dalle categorie minori si parla solo spagnolo
photo credits: Team Snipers profilo Facebook

Nonostante siano nomi promettenti, la concretezza ci parla di una difficoltà di emergere. Questa difficoltà ad emergere si traduce in zero vittorie, con la classe dei “nuovi” spagnoli davvero agguerrita. Sono state nove le vittorie iberiche quest’anno divise tra Jaume Masia (campione del mondo 2023), Dani Holgado e Ivan Ortola. Cosa ci differenzia da loro?

Il campionato nazionale

Il primissimo dato che salta all’occhio è il numero di piloti italiani che sbarcano nel mondiale passando dal CIV, il nostro campionato nazionale di riferimento. Con il cambiamento del regolamento nel nostro campionato italiano velocità sembra essersi tutto fermato. Dal 2022 infatti sono state introdotte moto molto differenti da quelle che poi i piloti troveranno nel mondiale, portando a 450cc la cilindrata e usufruendo di motori Yamaha. Questo aspetto dovrebbe far riflettere in quanto gli ultimi nomi che hanno poi fatto il salto mondiale avevano corso nel 2021 con le “vecchie” Moto3, nomi come il già citato Bertelle, ma anche Alberto Surra e Elia Bartolini.

Chi vuole ambire alla carriera professionistica a livello mondiale deve quindi passare per il JuniorGP o tentare la strada della RedBull Rookies Cup. Luca Lunetta infatti il prossimo anno esordirà con il team SIC58 in Moto3 provenendo proprio dal JuniorGP dopo una buona stagione chiusa in seconda posizione dietro al talento spagnolo Angel Piqueras.

photo credits: fimjuniorgp.com

Stessa mossa intrapresa da Farioli un anno prima, anche lui passato dal campionato junior organizzato da Dorna al team Tech3 in Moto3. I due, coincidenza, saranno proprio compagni di squadra nel team di Paolo Simoncelli.

Ha davvero senso quindi cercare di abbattere i costi come si sta cercando di fare nel CIV per poi vedere i propri piloti emigrare in altri campionati o addirittura non riuscire a sfondare nel panorama mondiale?

Supporto esterno

Il mondo del motorsport è un ambiente difficile. Il lato economico è preponderante e spesso ci si trova a fare i conti con piloti magari non baciati dal talento, ma con un ottimo portafoglio. L’Academy VR46 di Valentino Rossi e Alessio Salucci ha in parte fatto un grande lavoro negli anni passati. La maggior parte dei piloti italiani che si stanno affermando in MotoGP, Bagnaia su tutti, provengono proprio da lì, compresi Bezzecchi, Marini e Morbidelli. Anche questo aspetto può sembrare positivo (e lo è), ma forse nasconde un’insidia. La VR ha deciso di concentrarsi definitivamente sulla MotoGP fondando un team, abbandonando quindi i progetti che dal 2014 avevano fatto capolino nel motomondiale, prima con il team Sky in Moto3 e successivamente anche in Moto2. Badate bene, non è una critica, ma è comunque un dato di fatto.

Nelle categorie minori del mondiale infatti il supporto dell’Academy ormai è riservato solo a Celestino Vietti che nel 2024 avrà una grande chance di mettersi in mostra con il team KTM Ajo nella classe intermedia insieme a Tony Arbolino, unica nota positiva tricolore in una categoria propedeutica del mondiale MotoGP. Non solo VR, ma altri piloti attualmente in MotoGP sono arrivati grazie a supporto non derivato dalla federazione nazionale. Bastianini e Di Giannantonio per esempio arrivano dal vivaio Gresini.

photo credits: motogp.com

Se nelle derivate di serie (e non è marginale) i nomi italiani non mancano, due su tutti Nicolò Bulega e Stefano Manzi, rispettivamente primo e secondo nella classifica generale del mondiale Supersport 2023, il percorso che dovrebbe portare i nostri portacolori alla MotoGP si fa difficile. Non sarebbe allora il momento di smettere di celebrare la nostra italianità e concentrarsi su quello che ci si prospetterà tra qualche anno? E riprendendo l’incipit iniziale, è quindi così tutto oro quel che luccica?

Paddock GP Motomondiale

Potete recuperare la puntata trasmessa martedì 28 novembre alle ore 21:30 sul canale YouTube di Rossomotori, dove si è parlato del GP di Valencia e i test con il nostro ospite Luca Bologna.

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Simone Massari

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