GP Olanda Cesare Fiorio Mercedes
Il GP d'Olanda ha visto Russell chiudere secondo e Hamilton quarto, dopo aver riassaporato la sensazione di una possibile vittoria.

Il GP d’Olanda vede per la prima volta da inizio stagione una Mercedes davvero in grado di poter portare a casa una vittoria. Un sogno sfiorato da Lewis Hamilton, poi vittima del suo peggior déjà vu che lo ha relegato alla quarta posizione. Secondo posto invece per un George Russell non solo costante, anche in grado di prendere decisioni degne di chi sa di essere il prossimo futuro.

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Mercedes torna a brillare nel GP d’Olanda

Quello che ad inizio mondiale sembrava impossibile, in Olanda è quasi diventato realtà. La Mercedes sembra finalmente tornata. La stagione di continui alti e bassi ha portato ad una performance strabiliante sul tracciato di Zandvoort, dove le Frecce d’Argento si sono presentate da seconda forza in pista. La Red Bull nelle mani di Max Verstappen appare ancora come un lontano miraggio, ma la strada intrapresa sembra, al momento, essersi raddrizzata.

Sia Hamilton che Russell hanno mostrato fin dal venerdì di prove libere di essere temibili; una condizione che purtroppo non è stata confermata da una sfortunata qualifica. Il muro preso da Perez, con la conseguente chiusura della sessione, non ha infatti permesso ai due alfieri del team di Brackley di concludere al meglio il sabato olandese. La gara è invece stata palcoscenico di una W13 tornata finalmente sulla retta via, in grado di contrastare una Ferrari che in Olanda non si è presentata come superiore alla scuderia di Brackley.

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Photo Credit: Mercedes F1 Media Site

George Russell ha chiuso infine al secondo posto; un podio sudato e meritato per il giovane inglese, capace non solo di performance costanti ma anche di scelte non semplici. Il pit stop preteso in regime si Safety Car ha così regalato a Russell un ottimo risultato, a discapito anche del suo compagno di squadra. Lewis Hamilton non ha infatti approfittato della situazione creatasi in pista, proseguendo la gara da leader ma con alle spalle tre piloti pronti a lottare fino alla fine. Prima Verstappen, poi Russell e Leclerc a chiudere un tripletta di sorpassi che ha relegato il sette volte iridato ai piedi del podio.

Da sogno a “incubo”: il déjà vu della discordia

Una vittoria solo assaporata quella che Hamilton ha potuto immaginare sul circuito di Zandvoort. La Safety Car e il mancato pit stop hanno infatti riportato il sette volte iridato a quella domenica di dicembre corsa ad Abu Dhabi. Uno scenario che ha così visto, di nuovo, l’olandese sfilare la Mercedes numero 44, poi scivolata fino alla quarta posizione. Un errore, quello commesso dal muretto di Brackley, a cui però anche Hamilton ha partecipato. Il sette volte campione del mondo non ha infatti avuto la freddezza di rischiare, ritrovandosi così in un vortice di sorpassi che non hanno premiato la sua buona gara. Una piccola macchia per Sir Lewis che dimostra quanto l’umanità nel voler rincorrere un sogno possa invece portare all’errore.

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Photo Credit: Mercedes F1 Media Site

Sorte e atteggiamento diversi per George Russell che senza indugi ha invece preferito prendere la strada meno semplice. Un aspetto che ha sottolineato, ancora una volta, una differente mentalità nel giovane inglese, meno carico di pressione e pronto a dimostrare che il futuro della Mercedes non ha nulla da temere. Un GP d’Olanda che si chiude dunque con un podio più che meritato, ma anche con una prima consapevolezza che forse le W13 possono tornare a brillare.

L’affidabilità che non ha mai tradito i piloti e il continuo lavoro del team guidato da Toto Wolff hanno portato a poter assaporare davvero quell’agognata vittoria. Una Mercedes tornata finalmente in luce, pronta a stupire dopo essersi tolta quell’opacità che sembrava indelebile ad inizio stagione. Vincere una gara non è forse ancora possibile visto lo stato di forma del campione del mondo in carica. Far tremare la Ferrari è invece un obiettivo più che alla portata per quel team in cui la parola “arrendersi” non hai mai trovato spazio nel vocabolario.

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Chiara Zambelli

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